Boicottare o supportare? Riflessioni su Tonazzo, Nutella & Co. e la transizione verso un futuro vegetale

di Irene

Perché boicottare Kioene è (stato) un errore: come Tonazzo ci sta portando, insieme ad altri, verso un futuro 100% vegetale

Nel mondo vegano, una delle domande più ricorrenti è se sia giusto o meno sostenere aziende che storicamente sono state parte del sistema che sfrutta e uccide gli animali, ma che, in tempi recenti, hanno iniziato ad aprirsi all’alternativa vegetale.

Il caso del gruppo veneto Tonazzo, attivo nel settore della carne da ben 136 anni, e la sua decisione di chiudere definitivamente le attività legate alla carne entro il 2024 per concentrarsi esclusivamente sul vegetale con il brand Kioene, solleva interrogativi importanti.

Boicottare queste aziende è la scelta più saggia? O rischiamo, come vegani, di perdere una grande occasione per favorire un cambiamento sistemico?

La complessità del cambiamento

Tonazzo non è la prima azienda “onnivora” ad aprirsi a un futuro vegetale (recentissima l’uscita sul mercato della Nutella Ferrero in versione plant-based), ma è tra le poche a fare una transizione così radicale, abbandonando completamente il business della carne.

In un’epoca in cui il mercato plant-based sta crescendo vertiginosamente, grazie anche a una maggiore consapevolezza ambientale ed etica, è naturale che anche le aziende tradizionali cerchino di adattarsi. Tuttavia, molte persone nel mondo vegano reagiscono con diffidenza, se non con aperta ostilità, vedendo in queste scelte solo una mossa di marketing opportunista.

Ma chiediamoci: boicottare queste aziende non rischia di essere controproducente?

Se le aziende che producono carne vedono che la domanda di alternative vegetali è concreta e cresce, saranno sempre più incentivate a investire in questo settore. E questo è un bene per il movimento vegano.

Se invece rifiutiamo di dare loro una possibilità, limitandoci a boicottarle per il loro passato, rischiamo di soffocare sul nascere una transizione che potrebbe avere un impatto positivo su larga scala.

Il potere della transizione

Prendiamo proprio l’esempio del Gruppo Tonazzo. Dopo 136 anni l’azienda, che già da anni aveva affiancato alla sua attività principale un brand vegetale, decide di chiudere completamente la produzione di carne entro il 2024. Questo tipo di decisione non è semplicemente un’operazione di facciata. È un segnale forte che il mercato sta cambiando e che le scelte dei consumatori contano. Se boicottiamo Tonazzo solo perché è stata una storica azienda della carne, stiamo forse ignorando il potenziale trasformativo che aziende come questa possono avere.

È ingenuo pensare che il cambiamento debba avvenire solo dall’interno del movimento vegano o attraverso piccole realtà di nicchia. Le grandi aziende hanno il potere di influenzare interi mercati e portare la scelta vegetale a un pubblico molto più ampio di quanto possa fare una piccola impresa artigianale. Quando queste realtà iniziano a spostarsi verso il plant-based, non possiamo permetterci di girare loro le spalle.

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Incentivare e non punire

Se il nostro obiettivo è un mondo senza sfruttamento animale, dovremmo incentivare ogni passo che ci avvicina a questo traguardo. E quando un’azienda come Tonazzo decide di chiudere le sue attività legate alla carne, questo dovrebbe essere celebrato come una vittoria per tutti. Se boicottiamo queste aziende anche quando fanno passi così significativi, quale segnale stiamo mandando?

Certo, il passato non si può cancellare. È vero che Tonazzo ha prosperato per oltre un secolo vendendo carne, ma è altrettanto vero che la transizione è un processo complesso. Non possiamo aspettarci che tutte le aziende diventino “perfette” da un giorno all’altro (chi di noi lo è?), ma possiamo e dobbiamo sostenere ogni progresso verso un futuro più etico. Se Tonazzo, dopo 136 anni di business della carne, ha deciso di intraprendere questa strada, immaginate cosa potrebbe succedere se più aziende seguissero questo esempio.

Il futuro è vegetale

Realisticamente, il cambiamento non avviene solo per ideali, ma anche per necessità economiche. E quando il mercato richiede più alternative vegetali, le aziende – anche quelle storicamente legate alla carne – si adattano. Come vegani, il nostro obiettivo è fare in modo che il cambiamento avvenga il più rapidamente possibile e su scala sempre più grande.

Per farlo, dobbiamo essere strategici: non punire chi cerca di cambiare, ma supportarlo nel farlo.

Tonazzo ha compiuto un passo coraggioso, e questo dovrebbe essere accolto positivamente. La strada verso un mondo senza carne è lunga e difficile, ma se anche aziende storiche come questa sono disposte a cambiare, forse siamo più vicini a quel futuro di quanto pensiamo. Boicottare? No, sarebbe uno spreco di un’opportunità enorme. Sostenere e incentivare? Assolutamente sì.

In fondo, non è proprio questo il nostro obiettivo?

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